Argia di Donato

Le sospensioni dell’anima (monologo di un ragno)

by on lug.01, 2009, under blog

ragnatela

 

Un’altra notte è passata. Le prime luci del mattino trapassano la finestra scacciando le ombre. Un altro giorno illumina gli occhi del mondo e riempie i miei occhi. Riuscite ad immaginare la stanchezza di un ragno dopo aver intessuto con fatica e solerzia la sua tela con infiniti fili per ore ed ore? Così mi lancio dalla mia tela verso il basso appesa ad un filo, lasciandomi dondolare dolcemente. Dal basso riesco a vedere bene il lavoro che ho svolto con dovizia di particolari. A dirla tutta è una vera e propria opera d’arte. Quanti infiniti fili che intrecciandosi assieme rivelano il quando perfetto di un disegno precostituito nella mia mente. E bene, questi fili sono come i pensieri della mia anima, interminabili ed intricati che incontrandosi e scontrandosi, riconducono al centro, un ottagono perfetto nelle sue proporzioni. Quanto amore metto nella mia ragnatela. Quanta passione.

Resto sospeso sereno e pago nella mia soddisfazione al filo della mia ragnatela sotto questa trave enorme, posta sotto il soffitto di questa immensa stanza. Un posto che ho scelto perchè che mi consente di osservare ciò che accade intorno a me da una posizione privilegiata.

All’improvviso vedo un’enorme massa di carne, una mano che spinge aria nel vuoto. Eccolo il perfido bipede che crede di essere il padrone dell’universo. Eccolo lì nella sua solita reiterata azione preferita: distruggere la mia opera d’arte. Basta poco per rendere vano ogni mio sforzo. Un colpo secco ed i numerosi fili d’argento si disperdono nel vuoto come insetti ballerini monchi. Volteggiano verso il basso dondolando inesorabilmente.

Sono riuscito a scappare e a rintanarmi in un buco scavato nella buona trave. Tutto il mio lavoro sfumato in pochi secondi. Perchè? Il mio destino è questo dunque? Fare e disfare la mia tela intessuta con tutto l’amore che il mio piccolo cuore può ospitare? Cos’altro potrei fare? So già che dopo l’ennesima volta che creerò il mio prodigio di natura, la solita mano del bipede arrogante me la distruggerà in pochi secondi. Basterà un’intera giornata per consumare il mio dispiacere, alimentato dalla cocente delusione. Ma il sole non attarda a tramontare. Ora che le pareti dell’immensa stanza si tingono di rosso fuoco sono ancora una volta pronto per rimettermi al lavoro. Con un balzo lascio dietro di me la cavità del mio nascondiglio ed arrivo sulla parte più alta della trave e lego due estremità dei miei fili in modo che il tutto sia ben saldo. Così riprende la mia danza. A destra a sinistra e poi verso l’alto e poi ancora verso il basso. Un’intera notte di lavoro mi attende anche se so che domani mattina tutto andrà perduto.

Cos’altro dovrei fare secondo voi?

1 comment for this entry:
  1. Massimo

    Complimenti!!! l’ho letto tutto d’un fiato… mi fa riflettere…

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