Argia di Donato

Un giorno una fatina scintillante nacque da un albero di pesco; la sua voce era tintinnante come campanella, il suo passo vivace come una danza, il suo sguardo un po’ timido e un po’ sfacciato come la rossa ciliegia; il suo nome, tutti l’avrete capito, era Argia.
Fu forse per ritrovare il suo mondo di fata che Argia incominciò da subito a disegnare, con una spinta che le veniva da dentro come un vorticoso giro di giostra, immagini e figure di fatine come lei; per sentirsi, forse, meno sola, in un mondo che sembrava aver dimenticato il prato nel cemento, o per non perdere mai quella imprevedibile e un po’ sornionamente dispettosa capacità di volare via, proprio sul più bello, che è propria delle fate. Solo che ora, invece di spiegare le sue ali vere, distendeva quelle della fantasia.
Fu così che, disegnando disegnando, Argia scoprì i colori, e poi vide come anche il mondo attorno a lei poteva essere fatato, e incominciò a raffigurarlo in mille immagini di sorprendente vivacità. Colori fiammeggianti, iridati, vibranti. Gli indico degli iris, i porpora delle conchiglie, gli arancione delle arance figlie del sole, i gialli di quei chicchi di luce chiamati grano. E, uno a uno, li screziava quasi sempre di quel particolare tono di magenta che è diventato la sua cifra distintiva, e che così tanto assomiglia all’aperta generosità e alla vitalità di Argia. E’ generosa, la nostra amica alata, e per questo non conta i colori che profonde, e li lascia correre liberi sulla tela, spontaneamente, come puledrini. E tutti gli oggetti e le fate, gli animali e gli alberi, gli esseri e le storie che dipingeva, lei li contornava di una linea forte ma curva come un canto, come a volerle accompagnare e proteggere nel loro uscire dal caldo nido della sua fantasia per affrontare il mondo. Ma no, lei voleva che prendessero il volo, queste immagini figlie di un sorridente sogno, e che andassero per le case e i viali, le piazze e i negozi, e – perchè no? – per gli uffici e i tribunali, questi esseri accesi di colore e di fantasia, per portare le loro voci di ridente allegria a tutti noi. Per coinvolgere noi tutti nel loro mondo di gaia estate, per regalare anche a noi, forse, quel trucco di felicità che sentivano di aver scoperto. Una polverina magica, chissà. E’ per questo che queste immagini sono qui, ora, nel mio e nel tuo computer, per illuminare il tuo viso e il tuo schermo del sorriso della nostra fatina e della speranza che lei vuole comunicare a me e a te…aspetta, guarda…vedi? Non ti accorgi che anche i pixel del tuo monitor ora sembrano più luminosi? Ballano via, salgono in cielo, e si trasformano…come bollicine in preda a una lieve euforia…liberi, finalmente, anch’essi …
Diana Gianquitto, critico d’arte

(In foto: Carlo Alberto Palumbo,”DIANA”, Olio su Tela – 30 x 30 cm – 2005)

 

Argia di Donato si appresta ad affrontare l’agone letterario con alcuni interessanti lavori che rispecchiano un animo sensibile che non sempre emerge dalle frequentazioni più formali. Degli artisti rivela la difficoltà di accettare l’asprezza della vita quotidiana e dei rapporti interpersonali, motivo per il quale nella sua produzione letteraria è sempre l’elemento fiabesco a fare da contraltare a quella realtà che potrebbe rendersi migliore di come si presenta. In che modo, è ella stessa a indicarcelo nei suoi testi.“Domenico Raio

 

Domenico Raio, giornalista pubblicista napoletano, insegnante di tedesco, critico d’arte e copywriter, è autore di numerose opere di narrativa umoristica e di saggistica storica tra le quali “Voglio fare il signorino buonasera” (Tullio Pironti Editore, 1995), “I dolori del giovane Mimmo” (Vittorio Pironti Editore, 2003), “Spaghetti & Kartoffeln” (Albatros Edizioni, 2004). È coautore, insieme con l’attore Sergio Assisi e il fotografo Dario Assisi, del volume “Pazza Napoli” (Arnoldo Mondadori Editore, 2008). Già direttore responsabile di varie riviste, è condirettore del periodico “Cosmoggi”. e-mail: domenicoraio@libero.it

 

 

La tenda di velluto
La sala scura era illuminata da un fascio di luce forte e caldo. In fondo alla parete nord vi era una grande e pesante tenda di velluto rosso rubino. Essa scendeva grave dal soffitto altissimo e parimenti scuro ma, nel venire giù, si adagiava delicatamente per terra.
Da essa spuntava una testolina bruna riccioluta.Un visino pallido e due occhi grigio-oltremare riempivano il volto del bimbo che, incuriosito e con il cuore gonfio, osservava la finestra quadrata posta di fronte a lui. Da essa poteva scorgere mille e più colori e assaporare tanti e svariati profumi.
Il cielo era di un azzurro intenso ed i prati di un meraviglioso verde smeraldo.
Teneri fiori, come piccoli diamanti scintillavano al sole primaverile e usignoli cantavano dolcemente.
Gli alberi danzavano al ritmo del giocoso vento e le nuvole bianche pazzerelle si rincorrevano velocemente.
Il bimbo adorava quel panorama tanto bello. Avrebbe voluto correre con i piedini scalzi fino alla finestra e afferrare nella sua piccola manina tutta quella meraviglia di colori fusi assieme con sapiente maestria.
E imprimere tanti e tanti baci ancora su quei fiori delicati.
E ridere.
E correre ancora.
Ma il timore lo attanagliava.
Era troppo legato alla stanza e si sentiva troppo protetto dalla sua amata tenda di velluto rosso.
Ad un tratto vide qualcosa muoversi nella stanza e spezzare quel silenzio sordo.
Il bimbo aguzzò, incuriosito, i begli occhi.
Una farfalla variopinta, entrata dalla finestra, danzava lievemente nella stanza scura rincorrendo il pulviscolo del fascio di luce. Era così colorata e che egli non riuscì a rimaner fermo.
Ne rimase di colpo affascinato.
Così dalla tenda di velluto cacciò un piedino e poi l’altro e preso coraggio avanzò verso di essa.
Si trovò di fronte ad essa e, prima che potesse rendersene conto, i suoi meravigliosi occhi grigio-oltremare incontrarono quelli piccolissimi della farfalla.
L’insetto ballerino, sbattendo le ali, si posò sul suo nasino per un attimo e poi spiccò nuovamente il volo.
Il fascio di luce che proveniva da fuori, attraversò le sue ali e sulle pareti della stanza vi fu improvvisamente colore e calore.
Il bimbo scoppiò a ridere ed i suoi piedini bianchi presero a ballare trascinandolo in una danza festosa al centro della stanza.
Egli sentì dentro sé una gran forza e il suo piccolo cuore diventò grande grande.
La farfalla intanto era volata via.

Quel bimbo continua a danzare felice ancor oggi.

(da Favole (per grandi ancora fanciulli))

La favola di Argia si caratterizza per la profondità e la delicatezza dell´ispirazione. La realtà, dura, troppe volte ingiusta e crudele, non può non essere fonte di ispirazione per scrittori, cantori e poeti, i soli capaci di leggerla, interpretarla, filtrarla. La capacità di “sentire” di Argia consente alla sua scrittura di divenire metavisione di un mondo che pure esiste e brilla di bellezza. La tenda, oscuro sipario, barriera che protegge e al tempo stesso isola il bambino, si apre per magia all´incanto di una visione: un ambiente che accoglie i piccoli passi, un paradiso di fiori e di colori che dà speranza ai sogni degli uomini che, vuole dirci Argia, sono salvi. Il bambino ora guarda, si può muovere e cominciare, finalmente libero, a danzare. Il racconto poetico di Argia è un inno alla vita, alla speranza, alla libertà e la sua poesia è negli occhi adulti di un bambino. Una narrazione densa di lirismo, incanto e profonda umanità“.Luca Carbonara
Luca Carbonara è nato a Roma dove lavora. Scrittore e poeta, impegnato sin da ragazzo in problematiche sociali e tematiche ambientali, ha pubblicato le sillogi poetiche “Edera rampicante” (Milano, Editrice Nuovi Autori, 1995), “Sabbia dolce” (Ragusa, Libroitaliano, 1995), “Riflessi di lune” (Torino, Genesi Editrice, 1996), e la raccolta di racconti e poesie “Tracce” (De Sario Editrice, 1998). E’ iscritto alla SIAE, sezione OLAF (Opere letterarie e arti figurative), e all’Albo degli scrittori ”Fernando Palazzi”. Ha collaborato come autore dei testi con alcuni gruppi di ricerca teatrale.
Tra i membri della giuria del Premio letterario nazionale “Massimo Di Somma”, nel 2002 ha vinto il Premio “Capit Terzo millennio” (sezione poesia inedita); nel 2006.e nel 2008 ha vinto il primo premio di poesia inedita “Città di Trasacco”. Consulente editoriale, prefatore e curatore di testi, è il direttore della collana di narrativa e poesia “La Ricerca Letteraria” per i tipi Sovera e il vice direttore del periodico trimestrale di editoria e cultura “Terza Pagina” edito dalla Casa Editrice Sovera Multimedia di Roma.
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Aperta, vulcanica, solare, ironica, coinvolgente, entusiasta,fantasiosa, serena…
Argia …una pagina, in quadricromia, illustrata nel libro della Vita“.  
Emilio Pellegrino. (visita il suo sito!)

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Quelle di Argia Di Donato sono favole per adulti bambini. Sono favole per chi vuole lasciarsi trasportare e navigare, ancora una volta e testardamente, nella meraviglia del mondo. Con gli occhi incantati da un raggio di sole, dal pulviscolo di stelle cadenti, dall’impetuoso scrosciare dell’acqua nel letto di un fiume o dal leggiadro e liberatorio sbattere di ali di una farfalla. 

E’ l’amore per il mondo che mette le ali alla fantasia di Argia, di un mondo che nella sua essenza più profonda è poetico ed armonioso. Un mondo che convive con l’orrore, la paura senza mai dimenticare la sua forza creatrice e salvifica. La sua scrittura ci riconcilia con questo mondo inviolato, quello in cui regnano sovrani l’amore e la fantasia. 
“Tutte le cose vere” ha scritto Honorè de Balzac “somigliano a favole” ed è con questa consapevolezza che Argia ci racconta le sue storie. Squarci della realtà che si colorano di sentimenti e di speranza. Delicati come pennellate che sfumano tinte, ed incisivi come le parole che cercano l’uomo.“Elena Varriale

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Elena Varriale è sempre alla ricerca della parola e del verso giusto. Spesso si ritrova alla deriva del sentire, nello spazio nebuloso della creazione e solo quando raggiunge di nuovo il porto…comincia a scrivere.
Suoi testi poetici sono presenti in varie antologie: Fonopoli. Parole in movimento (2001-2002) ed . Montedit; Tra un fiore colto e l’altro donato, Aletti Editore 2005; Verrà un mattino ed avrà un tuo verso, Aletti Editore, 2006, Agenda Poetica Artistica, Nicola Calabria Editore, 2009.
Nel 2007 ha pubblicato la sua prima silloge “Lo so che sbaglio”, Edizioni Tracce, finalista del Premio Calicanthus 2008.
Nel 2006 con il racconto “La conferenza” è tra i vincitori della IX edizione del Premio I Porti Sepolti bandito dalla Rivista Orizzonti.
Nel 2008 con il racconto poetico “Lampade alogene” è tra i vincitori della VII edizione del Concorso “Prosapoetica”terra/di/nessuno bandito dalla Fara Editori.
Nel 2009 il suo racconto “Un cuore grasso” è stato selezionato e pubblicato nell’antologia “La gola. I vizi capitali” di Giulio Perrone Editore.

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