COSA VUOL DIRE ARGIA
by Argia Di Donato on nov.13, 2008, under blog
1)Nella mitologia greca, Argia (o Egia) era il nome di una delle figlie di Adrasto re di Argo e Anfitea
Argia fu data in moglie a Polinice, cui diede tre figli: Tersandro, Adrasto e Timea. Era amica della sorella del marito Antigone. Dopo la morte del marito, perito durante la spedizione dei Sette contro Tebe e in cui erano morti tutti tranne Adrasto, Argia si recò a Tebe insieme ad Antigone per recuperare il corpo di Polinice. Il tiranno di Tebe, Creonte, cercò di dissuadere Argia ma non venne ascoltato, per cui le due donne vennero arrestate dalle guardie del palazzo e, mentre Antigone venne murata viva, Argia venne risparmiata per timore di una eventuale vendetta di Adrasto. Gli dei ebbero pietà di lei e la trasformarono in una fonte.
2)La malmignatta, o ragno volterrano (Latrodectus tredecimguttatus Rossi, 1790) è un aracnide del sottordine Araneomorfi.
In Italia è, assieme al Loxosceles rufescens, uno dei pochi ragni temibili per il morso.
È diffuso in tutto il centro Italia e in Sardegna, tuttavia è molto schivo, vive in tele dalla forma irregolare tra la vegetazione bassa, i sassi ed i muretti, raramente lo si può trovare nelle vicinanze delle case di campagna.
Uno studio curato dall’erpetologo Roberto Mossone dimostra che, contrariamente a quanto supposto da diverse teorie sul progressivo declino della specie in oggetto, la malmignatta è un aracnide che resterà sempre ben ambientato nel contesto sardo-mediterraneo.
Il corpo, che nella femmina può raggiungere i 15 mm, è contraddistinto dalla presenza di 13 macchie rosse. Questa colorazione, esibita a scopo di avvertimento contro i predatori, rappresenta un chiaro esempio di aposematismo nel mondo animale.
Il morso della femmina, pur se meno pericoloso di quello della cugina americana (la famigerata Vedova nera), è indolore ma provoca sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea e nei casi più gravi perdita di sensi. Tuttavia i casi mortali sono molto rari. Resta ovviamente pericoloso per coloro che possono essere vittime di shock anafilattico, come molte punture di insetto ritenute praticamente innocue (ad es. vespidi).
In caso d’incidente, l’unico consiglio, dettato dalla pura razionalità, su cui possiamo fare affidamento è di recarsi il prima possibile al pronto soccorso.
È attualmente ritenuto la causa del tarantismo, per lungo tempo erroneamente attribuito alla Lycosa tarentula.
In Puglia,nel meraviglioso Salento la taranta ha la stessa funzione mistica liberatoria; in questa regione però ad essere “morse” sono per lo più le donne che cadono in uno strano torpore. Lo spirito del mistico ragno, penetrando nell’animo del/la tarantato/a, induce quest’ultimo/a a permanere nello stesso stato in cui ha avuto il primo morso. Lo stato di tarantato/a si ripropone di anno in anno fin quando grazie alla grazia di S. Paolo si raggiunge la guarigione!! Ad oggi del rituale magico-religioso della liberazione della taranta dal ragno che si appropria dell’ anima e del corpo rimane solo un divertentissimo ballo!!!!
maggio 15th, 2010 on 19:40
Sicuramente saprai che il tuo nome è anche quello di una delle città fantastiche descritte da Calvino nel libro “Le città invisibili”. Presi quel riferimento quando pensai al nome da dare al mio studio di progettazione, e scoprì così anche gli altri significati. Fu anche allora che scoprì il tuo sito e la tua davvero pregevole capacità compositiva. Ah dimenticavo: il mio studio si chiama argiaprogetti, dove argia è diventato anche acronimo di ARchitettura ed enerGIA: i temi a me cari nel mio lavoro!! A breve sarà operativo l’ufficio di Vasto (CH) ed il sito web. Ti posto la descrizione di Calvino: “Ciò che fa Argia diversa dalle altre città è che invece d’aria ha terra. Le vie sono completamente interrate, le stanze sono piene d’argilla fino al soffitto, sulle scale si posa un’altra scala in negativo, sopra i tetti delle case gravano strati di terreno roccioso come cieli con le nuvole. Se gli abitanti possano girare per la città allargando i cunicoli dei vermi e le fessure in cui s’insinuano le radici, non lo sappiamo: l’umidità fascia i corpi e lascia loro poche forze; conviene che restino fermi e distesi, tanto è buio.
Di Argia, da qua sopra, non si vede nulla; c’è chi dice: “E’ là sotto” e non resta che crederci; i luoghi sono deserti. Di notte, accostando l’orecchio al suolo, alle volte si sente una porta che sbatte.”
maggio 15th, 2010 on 19:57
Mimmo, non lo sapevo assolutamente!
Il brano che mi riporti è davvero bello…