Il clown
by Argia Di Donato on apr.09, 2010, under blog
Era un periodo buio per la storia dell’uomo. Il mondo era diviso a metà. Da una parte c’era il regno della luce e dall’altro il regno delle ombre. Da quest’ultimo partivano di continuo attacchi che laceravano il regno della luce in ogni sua parte. Imperversavano epidemie e virus che decimavano vittime di giorno in giorno. Orrendi corpi mutilati e confusi vagavano per le vie delle città e ovunque era dolore e disperazione.
Solo un siero, detenuto gelosamente dal nemico, avrebbe potuto porre rimedio e guarire anime e corpi. Purtroppo, i capi del regno delle ombre lo conservavano in uno scrigno d’oro chiuso a chiave, a guardia del quale avevano posto file interminabili di uomini armati fino ai denti.
Vi era un grande e saggio generale molto alto e fiero. Tutto di lui, gli occhi di un bell’azzurro cielo, il naso dritto come un fuso, le labbra grosse e carnose ed il mento volitivo, facevano presagire un grande coraggio. Il buon generale combatteva quotidianamente la sua grande guerra. Ogni mattina preparava il suo animo e lucidava la sua armatura per affrontare la grande battaglia, quella decisiva; poi, passava in rassegna le sue milizie per incoraggiarle ed incitarle, esortando a combattere con valore in nome della loro nobile causa. Il recupero del prezioso siero che avrebbe sanato il dolore che consumava gli abitanti del regno della luce, era questione prioritaria.
Ed ogni giorno, quando il sole tramontava, egli vedeva le sue milizie ritornare al campo sempre meno numerose. Allora, passeggiava tra i suoi, con occhi sofferenti accarezzava gli animi scoraggiati dei suoi soldati e con parole decise curava le ferite che quelli avevano riportato. Gli anni passavano in questo modo al fronte e, ad ogni rientro, i soldati del buon generale del regno della luce erano sempre meno e sempre più deboli.
Molte le notti insonni del Generale e molte le preghiere che egli rivolgeva al cielo, sperando che quella guerra dannata potesse finire presto. Un mattino, passando in rassegna le sue truppe, si accorse che di quelle erano rimasti soltanto dieci uomini. In cuor suo se ne addolorò molto, pensando agli altri suoi soldati che, a centinaia, erano periti sul campo di battaglia. Così decise che era giunto il momento della battaglia decisiva e, vestitosi di tutto punto, si diresse verso il campo di combattimento. Una volta giunto con i suoi dieci uomini si trovò di fronte un esercito imponente che dall’altra parte minacciosamente alzava le sue armi al cielo, inneggiando alla vittoria.
Il suo animo per un breve attimo vacillò e i dubbi si impossessarono delle sue convinzioni.
Di lì passava un clown variopinto che, saltellando tra un arbusto e l’altro, canticchiava ridendo, incurante di ciò che accadeva. Il generale, vedendolo da lontano, lo chiamò a sé. E una volta che quello gli si avvicinò così gli parlò: “Buon uomo cosa ci fate su questo campo di pianto? Non vedete che c’è una guerra in corso? Mi sembra che ci sia ben poco da ridere!”
Il clown con un ghigno rispose: “E per cosa dovrei piangere? Per una guerra in cui non ripongo alcuna fiducia? Voi, piuttosto, che cosa ci fate qui? A perdere il tempo e la vita in una guerra persa!” e proruppe in una fragorosa risata di scherno.
Il generale con fermezza ribattè : “Finchè una guerra non termina, non può mai dirsi persa!”
Ed il clown: “Oh certo – rispose ridendo – ma chi glielo dice a quei poveri vostri soldati morti che la guerra potrebbe ancora non esser persa?”
Il generale con grande calma, proseguì: “Buon uomo è vero ciò che dite. A causa di questa guerra molte vite sono andate perse. Tuttavia, la causa per cui hanno combattuto e per cui noi, rimasti vivi, ancora combattiamo è una causa troppo importante per poterla abbandonare. Combattiamo per recuperare un siero, che il nemico conserva gelosamente, e che potrebbe salvare molte vite. Io stesso sarei disposto a morire mille volte e mille volte ancora rinascere per combattere la stessa guerra che voi oggi, mio buon amico, dichiarate persa.”
Allora quell’uomo coraggioso si rivolse ai suoi fedeli soldati e con gran voce parlò loro: “Cari fratelli e compagni questa potrebbe essere la nostra ultima battaglia. Ricordate la causa nobile per cui siamo qui, ricordate quel siero miracoloso che potrebbe ridare la gioia dopo tanto dolore e credete fermamente in ciò che fate con ogni parte di voi! Credete che la causa sia giusta?”
“Sii” affermarono quei dieci in coro.
Il generale con i suoi dieci soldati si apprestò ad avanzare contro quell’esercito numeroso senza alcuna esitazione. Il clown a quel punto gli si parò di fronte “E’ una follia generale, morrete! Non vedete che essi sono mille e voi solo undici? Non potrete mai vincere!”
Ma quello sorridendo dolcemente disse al clown: “Forse buon uomo! ma è necessario provare. Fino a quando vi è una possibilità, è doveroso tentare. E non è detto che debba andarci per forza male. Abbiamo armi ben più potenti dei nostri nemici: abbiamo il coraggio, abbiamo la fede e abbiamo la speranza di un domani radioso e felice. Ed ora fatti da parte o se vuoi combatti con noi. Rendi l’attimo infinito e rinnega una vita intera inutile. Arrivati a questo punto, mio buon amico, l’imperativo non è vincere la battaglia bensì difendere il credo che spinge a combatterla!”
Il generale si fece strada e avanzò verso il campo di battaglia seguito da suoi dieci soldati. Il clown rimase fermo. Cosa avrebbe deciso di fare?

