La premessa è che parlano tutti.
E troppo.
E spesso di questioni o argomenti di cui sanno o poco o nulla. E spesso, per far discutere di sé, per provocare e/o affascinare (?).
Prima di tutto Sig.ra Paola Cortellesi, mi farebbe piacere ricordarLe che le fiabe sono tecniche narrative iniziatiche, nate con l’uomo dagli albori della storia umana per raccontare di processi psichici ed inconsci, propedeutici alla formazione dell’individuo.
La fiaba non è solo un semplice “raccontino” in cui personaggi vari agiscono, bensì testimone di una conoscenza più antica e molto più alta rispetto a quella, “becera”, dei giorni nostri.
Le prime fiabe e favole furono create dall’uomo proprio per raccontare in maniera semplice di verità terrene ed ultraterrene (divinità) attraverso l’esperienza della vita.
Ogni fiaba che conosciamo oggi è il prodotto di un processo molto complesso in cui ciò che respira prevalentemente è l’archetipo: per cui, figure come Biancaneve o Cenerentola, oppure come Capuccetto rosso, o ancora, la Bella addormentata nel bosco, sono espressioni degli stati dell’Anima e della propria evoluzione attraverso il Viaggio che, per ogni favola o fiaba, è sempre lo stesso.
L’eroe (o l’eroina) lascia la sua casa e la sua famiglia per trovare il suo vero Sé, affrontando pericoli e insidie e conquistare il proprio Regno per diventare finalmente Re o Regina.
Voler a tutti i costi, “perché oggi va di moda”, assurgersi a paladini delle donne che – Le ricordo, hanno un grande potere che non è quello della recriminazione bensì quello dell’amore e della comprensione – perché sono le “vittime” del mondo, rischia di diventare offensivo per le donne stesse nonché anche ridicolo per quelle menti che (almeno un po’) provano a riflettere.
Dire che Biancaneve fa la colf ai nani fa sorridere, perché i nani corrispondono (nella simbologia della fiaba) agli aiutanti e cioè le risorse di cui abbiamo necessità per uscir fuori dal pericolo e/o dalla difficoltà.
Per cui, oltre ad essere una affermazione che non ha fondamento alcuno, a mio avviso, diventa propriamente argomento ridicolo e senza alcun valore. Se non per quelle le “masse” senza “conoscenza” e senza istruzione e che seguono, a testa bassa, la narrazione del momento senza interrogarsi o mettere in discussione ciò che viene detto.
Favola, fiaba, mito.
Sono necessari.
Per lo sviluppo della psiche.
E per l’insegnamento in essi contenuto: “Attraverso la volontà e l’amore, lascerai indietro ciò che conosci per affrontare il tuo Viaggio, pieno di pericoli ed insidie, e diventare il Re di Te Stesso.
In ultimo, mi permetto di condividere con Lei un ultima considerazione: la contemporaneità stereotipata necessita di favole e fiabe. Abbiamo bisogno più che mai di raccontare e di ascoltare le fiabe e le favole. Per non perdere del tutto, la capacità di “connessione” simbolica tra eventi, processi e vicende umane.
Cordialmente

 

 

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